Secondo il “Climate Transition Barometer” cresce l’ambizione delle medie imprese europee nonostante le incertezze macroeconomiche. Il ruolo degli investitori è decisivo, ma restano forti barriere finanziarie
In un’Europa che accelera sulla transizione verde, le medie imprese si fanno trovare pronte: il clima è sempre più al centro delle loro strategie di crescita. Secondo la terza edizione del “Climate Transition Barometer”, realizzato da Boston Consulting Group (BCG) in collaborazione con Argos Wityu, l’85% delle medie imprese europee considera oggi la decarbonizzazione un motore di sviluppo, in netto aumento rispetto al 67% del 2024. Lo studio, che ha coinvolto 700 medie imprese attive in Francia, Germania, Italia, Benelux e, per la prima volta, il Regno Unito, ha registrato un balzo di 18 punti percentuali in appena un anno, che segnala una svolta nella maturità climatica del tessuto imprenditoriale: la sostenibilità non è più un tema di compliance, ma un fattore strategico che influenza scelte industriali, investimenti e posizionamento competitivo. I risultati raccontano infatti di un cambiamento profondo, guidato da un nuovo senso di responsabilità e da dinamiche di mercato sempre più selettive, con l’88% delle imprese che considera oggi la transizione ecologica una priorità strategica per la propria competitività. Non si tratta più di un’istanza marginale o di un esercizio formale, ma di una leva industriale che influenza investimenti, governance, strategia commerciale e posizionamento competitivo. Il cambiamento coinvolge tutti i settori analizzati, inclusi ambiti come l’agricoltura e l’agroalimentare. In quest’ultimo, la percentuale di imprese che vede nella riduzione delle emissioni di gas serra un’opportunità strategica è passata dal 50% del 2024 all’80% del 2025, a testimonianza di un’evoluzione significativa anche nei comparti più esposti alle sfide operative della transizione. Il 48% delle aziende europee di medie dimensioni ha inoltre già avviato investimenti in progetti di decarbonizzazione. L’approccio risulta sempre più sistemico: il 32% delle imprese investe seguendo un piano strutturato e dispone di roadmap definite, una quota tre volte superiore rispetto al 2023. Anche tra le aziende che non hanno ancora intrapreso azioni concrete, l’intenzione è chiara: il 65% prevede di valutare la propria impronta di carbonio nei prossimi tre anni, a conferma di un impegno in crescita. Come anticipato dall’esperto BCG, i driver principali restano la domanda dei clienti e i requisiti normativi. Il 63% delle imprese considera l’attrattività commerciale, in particolare nel mercato B2B, una leva determinante per intraprendere il percorso di decarbonizzazione. Il 29% riconosce già oggi in queste iniziative un vantaggio competitivo, mentre il 53% prevede che la sostenibilità rappresenterà nei prossimi anni un elemento chiave per distinguersi sul mercato e conquistare nuove quote. Parallelamente, anche le normative ambientali si confermano un fattore cruciale nel determinare le scelte strategiche delle aziende: il 70% degli intervistati ritiene che le policy regolatorie rappresentino uno stimolo essenziale per definire la propria agenda di sostenibilità. Tuttavia, metà delle imprese segnala come ostacolo la complessità delle nuove disposizioni e la loro scarsa chiarezza, che rendono difficile strutturare risposte efficaci. Al contrario, le barriere finanziarie si confermano il principale freno: il 62% delle aziende individua nei vincoli economici il maggiore ostacolo alla realizzazione di investimenti green. In questo contesto, la distanza tra ambizione e capacità di execution resta un nodo aperto, in particolare nei contesti in cui l’accesso al capitale o la lettura del quadro regolatorio risultano più complessi. Il percorso è avviato e si rafforza anno dopo anno, ma per accelerare sarà necessario agire in modo coordinato su più fronti.
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